Bologna

23.01.2015 / 26.01.2015

MLB Maria Livia Brunelli home gallery ad ArteFiera 2015:
un progetto curatoriale sulla perdita dell'identità

La MLB home gallery di Ferrara è una galleria che non passa mai inosservata ad ArteFiera, confermandosi anno dopo anno vera e propria realtà culturale di eccellenza per qualità delle idee e spirito di innovazione.
Fin dalla sua fondazione la MLB home gallery si è infatti contraddistinta in primo luogo per la sua forte vocazione relazionale: una casa galleria dove gli spazi pubblici convivono e si intersecano con quelli privati, creando così un’atmosfera intima e partecipata che favorisce nei visitatori l’immersione totale nell’arte. Un esempio di “galleria relazionale”, dove il collezionismo nasce dalla passione contagiosa della fondatrice che, in un ambiente informale, riesce ad avvicinare all’arte un pubblico anche non specialistico (ogni inaugurazione è affollatissima e si superano spesso le trecento presenze). Maria Livia Brunelli è anima e vera forza propulsiva della home gallery; è una giovane curatrice che crea sinergie tra artisti e contenitori culturali d’avanguardia.

Oltre a progetti speciali, iniziative di arte urbana, e collaborazioni con musei e gallerie, la MLB home gallery basa la propria programmazione annuale su un’idea strategica: in occasione di mostre storiche in programma presso l’attiguo Palazzo dei Diamanti, gli artisti invitati a esporre elaborano appositi progetti legati tematicamente a queste mostre, attualizzandone i contenuti.

Le telecamere del TG1 già nel 2011 avevano segnalato la MLB per la sua originalità nel panorama nazionale, e nel 2013 sono di nuovo tornate, e non solo per riprendere la culla della figlia della gallerista, in fiera per esigenze di allattamento, ma da molti scambiata per un’opera d’arte.
Diversi giornali e media nazionali hanno citato la MLB come galleria rivelazione dell’edizione di ArteFiera 2013 (dal Corriere della Sera a Repubblica, da La Stampa a Rai Radio 3), che ha anche vinto il Premio Rotary Club Samoggia come "migliore allestimento". Lo stand era costantemente preso d’assalto dai visitatori, sia per il tema cui era dedicato, il terremoto in Emilia, sia per l’installazione che ricopriva interamente il pavimento: 300 mila monetine da un centesimo, un tappeto dorato che era irresistibile da calpestare, riferimento ai fondi stanziati per il sisma che faticano ad arrivare a destinazione, e metafora della esiguità del risarcimento.

Un altro tappeto connoterà quest'anno lo stand, ma stavolta di erba verde, reale e calpestabile: quest’anno la scelta curatoriale di Maria Livia Brunelli per la sua partecipazione ad ArteFiera (dal 23 al 26 gennaio) è caduta su un tema di grande attualità per il delicato momento storico in cui stiamo vivendo: la perdità dell'identità dell'uomo (Mustafa Sabbagh), dei luoghi (Silvia Camporesi), del mondo animale (Stefano Scheda).

STEFANO SCHEDA ha pensato di interpretarlo collocando tappeti di pelle di mucca su un prato di vera erba, per un pascolo assurdo e impossibile: icona della memoria dello spirito dell'animale di appartenenza, che guarda con stupore la pelle del suo simile: cosa realmente avvenuta durante la performance realizzata sull'Appennino tosco-emiliano, durante la quale l'artista ha scattato le foto esposte in fiera. "Le mucche al pascolo sembravano capire cosa significassero le pelli di mucca stese di fianco a loro: è stato un momento molto forte, che spero di riuscire a ricreare nella sua carica emotiva anche in fiera. Il titolo, Milk free, vuole significare che nel nostro immaginario l’identità della mucca è associata al latte, al suo essere produttiva: può liberarsi da questa schiavitù solo con la morte".

MUSTAFA SABBAGH usa la maschera per smascherare i volti di chi ritrae. I suoi personaggi, aiutati dal nero della notte, sono così accompagnati dall'artista alla ricerca della loro identità perduta, o da loro stessi occultata: spesso la scoperta dell'autenticità di ognuno è un percorso scomodo, tormentato, ma assolutamente necessario."Nero come la sfida tecnica cui mi sottopongo nel conferire multidimensionalità al colore non-colore", spiega l'artista. Un progetto, quello proposto in anteprima in fiera, che sta riscuotendo molto successo, come provano le recenti acquisizioni museali italiane e straniere (dalla collezione della Farnesina all'interesse del MAXXI per il lavoro dell'artista italo-giordano).

SILVIA CAMPORESI, con Atlas Italiae, sta facendo la mappatura in tutta Italia di edifici storici abbandonati. "Un progetto che mi sta facendo vivere le avventure più impensate - racconta Silvia -, perché la scoperta di questi luoghi avviene attraverso una rete di contatti segreta, che si avvale dell'aiuto dei social network. Essendo spesso vietato l'accesso, penetrarvi è sempre un'operazione delicata che mi mette a contatto con personaggi a volte incredibili". Prima artista ad avere accesso all'isola di Pianosa, fazzoletto di terra dalla bellezza magnetica dove è stato ospitato un famoso carcere di massima sicurezza ora in abbandono, la Camporesi ci fa spiare i silenzi di una vita quotidiana interrotta tra letti, stoviglie e libri appartenuti agli ospiti dell'ex fortezza. Affascinante è anche la tecnica usata dall'artista: operando tagli e pieghe sulla carta fotografica, mette in evidenza dettagli delle architetture abbandonate (kirigami), o restituisce colore a fotografie in bianco e nero attraverso una colorazione manuale a matita.

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