La MLB @ ArtVerona 2019 con Bertozzi & Casoni, Marcello Carrà, Anna Di Prospero, Ketty Tagliatti e Matteo Valerio

Anche quest'anno da questo venerdì a domenica (dall'11 al 13 ottobre) saremo ad ArtVerona, una fiera frizzante che ha messo al centro la figura del collezionista, e che si sta sempre più affermando nel panorama nazionale.

Nel nostro nuovo stand (si, ci siamo spostati un una nuova posizione più centrale, pad.12 stand I5) ritroverai alcuni dei nostri artisti, ma anche un paio di interessanti novità!

Presentiamo per la prima volta in fiera Bertozzi & Casoni, dopo il grande apprezzamento ricevuto dalle loro opere in ceramica a Venezia nella mostra “Mortalia Dement” che abbiamo organizzato in occasione della Biennale. Il noto duo artistico sorprende sempre per l’incredibile capacità nel ricreare in ceramica oggetti che sembrano reali: dai resti di un pasto con piatti, sigarette, tazzine e accendini affastellati, agli animali riprodotti con grande realismo, come la civetta appoggiata su un bidone di vernice. “Un’epopea del trash”, dove l’attrazione per quanto è caduco, transitorio, deperibile e in disfacimento, diventa icona di una, non solo contemporanea, condizione umana.

Tra gli ultimi acquisti della MLB c’è anche Matteo Valerio, giovane talento uscito dalla Central Saint Martins di Londra, che realizza opere in cui il tema della sostenibilità si unisce a quello della produzione artigianale dei tessuti. E’ affascinante ascoltare il racconto delle sue tele, amorevolmente cucite a mano e tinte con sapienza con gli antichi coloranti naturali tratti da fiori e insetti, come la cocciniglia e l’indaco. La sua ricerca si contrappone al drastico cambiamento della produzione tessile dell’ultimo secolo, sempre meno durevole e resistente.

Un appuntamento da non perdere è quello con Anna Di Prospero, selezionata da Saverio Verini per la serie di incontri "Io, l'opera e tu", che venerdì alle 12.30 racconterà l'evoluzione del suo lavoro a partire dalle opere della serie “Urban self-portrait”, dove l’artista ritrae se stessa in poetici ed evocativi autoscatti in cui il suo corpo “interpreta” l'architettura contemporanea, piccoli atti performativi in cui “il corpo di Anna”, come scrive Antonio Grulli – “diventa un’architettura morbida. È un segno di punteggiatura essenziale per leggere l’immagine, percepirne le linee di forza. Potrebbero essere autoritratti urbani, ma la figura diventa un elemento della composizione, come se fosse un’unità di misura. Ci sono elementi che ritornano, come contrappunti di una melodia: le gambe nude, le mani che si sfiorano, i vestiti monocromatici neri o rossi, i lunghi capelli sciolti o raccolti in uno chignon da ballerina. Gli scatti dove il corpo si curva o si piega sembrano essere inondati di musica. In quei gesti netti, precisi, costruiti con cura, che possono far pensare a un’attenzione particolare per le coreografiche di Pina Bausch, emergono le emozioni”.

Una gigantesca rosa rossa ricamata su velluto accoglierà i visitatori all’ingresso dello stand: è una delle opere più affascinanti di Ketty Tagliatti, per la prima volta esposta in una fiera. Come lei stessa racconta, “la rosa è un pretesto per indagare il tempo del fare arte, che nel mio caso è un tempo lento, che implica la calma ritualità di gesti catartici, sempre uguali. Una manualità intesa come rito: ho utilizzato in questo senso il ricamo per attaccare spine di rose reali sulla tela, per farle emergere dalla tela attraverso un intreccio di spilli, o come in questo caso, per creare attraverso un groviglio di fili l’immagine della rosa su un velluto rosso”.

Marcello Carrà infine presenta un inedito trittico di opere rotanti. Ogni pannello del trittico contiene due versioni di nature morte disegnate con la penna Bic, una appartenente al mondo attuale a una al mondo del passato. In ognuna compaiono diversi oggetti che scandiscono le tre fasi della giornata, le ore del mattino, quelle centrali e infine la sera, in un confronto tra abitudini antiche e usi contemporanei Ogni opera è girevole e uno strato di acqua con un colorante nero, inserito in un vetrocamera interposto, non consente la visione contemporanea di entrambi i disegni, ma solamente di una metà: così abbiamo sopra gli oggetti antichi, sotto quelli di oggi, o il contrario.

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