Due giorni ad Art Basel: reportage

Due giorni ad Art Basel sono sempre un’esperienza ricca di stimoli e sorprese. Quest’anno abbiamo portato con noi nostra figlia Lucrezia di dieci anni e lei stessa ha ammesso che si è divertita molto! Come premio, l’ultima sera l’abbiamo portata ad Aqua Basilea, un parco acquatico gigantesco con cinque scivoli, hammam, spa e decine di saune di ogni tipo (anche una molto romantica piena di candele accese), dove ci siamo tutti rigenerati e riposati molto. In effetti ogni fiera dovrebbe avere almeno una sala relax con schiere di massaggiatori per i piedi, e a maggior ragione una impegnativa fisicamente come Art Basel.

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ART UNLIMITED
Abbiamo iniziato subito la visita con quello che consideriamo il top della fiera, Art Unlimited, la sezione di opere gigantesche : è sicuramente la parte più divertente e spettacolare della fiera, dove ci sono sempre opere museali sorprendenti. Si è accolti dalla barca in fiamme di Adel Abdessemed dedicata alle tragedie dei migranti del Mediterraneo, per poi essere rapiti dai colori sgargianti della biblioteca di Yinka Shonibare, dove ogni libro è stato ricoperto con stoffe tipiche del vestiario africano.
Affollatissima di bambini e visitatori sorridenti l’installazione che più ha affascinato nostra figlia, lo stand psichedelico e coinvolgente ideato da Carlon Cruz-Diez in cui variopinti fasci luminosi creano un’atmosfera straniante, acuita da grandi palloni con cui interagire.

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Di grande impatto anche le foto di Richard Avedon dedicate all’American West, grandi ritratti di abitanti di diversi stati colti durante momenti della loro vita quotidiana.
Straniante l’installazione di Augustas Serapinas, che ha ricreato in fiera una palestra in cui alcuni ginnasti si allenano facendo gli stessi gesti reitereti, ma gli attrezzi che usano hanno teste di sculture greche al posto dei pesi. Un’allusione ai modelli greci che l’artista era costretto a riprodurre negli anni della sua formazione all’Accademia in Lituania con noiosa ripetitività.
Molta apprezzata dal pubblico anche la distesa di altalene di pelle e catene di Monica Bonvicini, su cui sdraiarsi per una pausa di relax.

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Numerosi (forse troppi) i video, tra i quali merita assolutamente una sosta quello geniale di Christian Marclay, che per dieci anni ha raccolto spezzoni di film in cui si vedono porte che si aprono o si chiudono, per poi montarli in un unico filmato dall’effetto ipnotico: il personaggio di un film apre una porta che fa apparire il personaggio di un altro film che a sua volta apre una nuova porta da cui entra in scena un nuovo attore che tira a sè una maniglia…in un loop infinito, come nel film “The Clock” presentato dall’artista alla Biennale di Venezia del 2011, dove protagonisti però erano gli orologi.

LISTE
Liste, la fiera più sperimentale di Basilea durante i giorni di Art Basel, ha perso gran parte del suo appeal con il trasferimento, già dallo scorso anno, nella nuova sede.
Abituati ai cunicoli stretti e intricati dell’ex birrificio un po’ fatiscente ma ricco di fascino in cui è stata collocata per anni, ora lascia perplessi per una location sicuramente più strategica perchè a due passi dalla blasonata Art Basel, ma anonima e asettica, in cui gli stand sono disposti a raggiera rispetto a uno spazio centrale.
Anche l’atmosfera è molto cambiata: non più il divertente caos creativo che si concludeva nel ritrovo al piano terra tra würstel e birra, ma un percorso guidato dove i visitatori sono presenze rarefatte.
A colpire la nostra attenzione lo stand della milanese Clima, interamente occupato da un vecchio divano consunto. Incuriositi chiediamo il prezzo: 35mila euro. Ma non è come sembra: il divano parla, i cuscini si sollevano lasciando intravedere delle fessure da cui escono parole; è un dialogo tra tre persone che, in dialetto romanesco, discutono di come si cucina la carbonara. E’ opera di Valerio Nicolai, che ha realizzato la tappezzeria del divano dipingendola a mano.

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Da Franz Kafka di Toronto sono appese al muro spugnette da cucina su cui sono dipinti con cura maniacale paesaggi urbani, mentre da Wanda/Understructures di Warsaw/Kylv un pneumatico si anima grazie ad ali di uccello motorizzate.

ART BASEL
L’opera di Art Basel che nostra figlia avrebbe comprato? Il cerchio di farfalle di Damien Hirst, perchè i colori si abbinerebbero a quelli della cameretta che sta riarredando…non abbiamo osato chiedere a Gagosian il prezzo, ma abbiamo osato farlo per tre piccole fotografie di Francesca Woodman. Mentre chiediamo l’edizione, scoprendo che sono pezzi unici, si avvicina una signora che ci racconta che la Woodman era sua compagna di corso all’Accademia, e già allora era molto tormentata. Lo stand è strettamente controllato da tre addetti alla security, che non perdono mai d’occhio le opere più costose.
Ci spostiamo da Hauser & Wirth, dove ci accoglie su una parete il grande ragno realizzato in scultura da Louise Bourgeois: già venduto a 20 milioni di euro. Molto raffinata la parete che ospita un quadrato rosso ad olio di Ad Reinhardt accanto a un delicato mobiles bianco di Alexander Calder.

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Da Lia Rumma troviamo le teste sculturee dal sapore novecentista di Vanessa Beecroft, e, nascosta nel deposito, un’intrigante fotografia di Ugo Mulas che ritrae Lucio Fontana con il taglierino in mano davanti a una tela bianca, nell’attimo di intensa concentrazione che precedeva la fenditura dei suoi celebri “tagli” (“L’attesa”, tiratura di 8 esemplari).

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Molte le sculture di Anish Kapoor presenti in fiera, tra cui alla Lisson Gallery una piccola sotto teca “perchè il nero usato dall’artista è tossico ad alte concentrazioni” e una azzurro cangiante a 585 mila euro.
Accanto a un raffinato dipinto astratto di Carla Accardi, ma questa volta con una scultura angolare, ritroviamo Kapoor da Massimo Minini; una sua scultura anche dalla Continua, vicino a un grande specchio di Pistoletto appena realizzato dall’artista.
Un tripudio di colori, tra Marilyn e fiori, per omaggiare Andy Warhol da Susan Sheehan, che espone il listino con i prezzi. Da Zero…ci incuriosiscono tre rametti con appesi alcuni bozzoli. Sono opere in bronzo di Giorgio Andreotta Calò, ma guardando con attenzione si scopre che alcuni bozzoli sono veri e sono nate delle falene che stanno attaccate al ramo. La richiesta è di 8.000 euro l’uno, e ogni volta che nasce una farfalla il collezionista può farsi mandare un nuovo bozzolo a casa e far ricominciare la magia dell’attesa della nascita.

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