Fabrizio Casetti

Domenica, 12 Agosto 2018 11:22

Artribune, 12 agosto 2018

artribune 12 8 18

L’arte è un "calameonte"
 
Studio Evolve - Strada Maggiore 10

conferenza stampa mercoledì 20 alle 17
inaugurazione mercoledì 30 alle 18.30

giovedì e venerdì dalle 17.30 alle 18.30
apertura straordinaria: sabato 2 febbraio dalle ore 18:00 in occasione della Art City White Night
per appuntamenti al di fuori di questi orari: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
 

Quattro artisti che aprono gli occhi allo stupore, che imparano la meraviglia, che abbracciano il gioco. Superate le convenzioni imposte dal reale finalmente poesia, gioco e umorismo riprendono vigore e diventano il mezzo migliore per affrontare la quotidianità. Non più roba da bambini, ma roba che dai bambini ci viene in soccorso. Lo aveva ben inteso il grande Bruno Munari il cui spirito è ben presente in questa mostra: la meraviglia è un insieme di emozioni, suggestioni e ragionamenti in un intrico non dipanabile e che quindi va semplicemente abbracciato.

Barbara Capponi ci propone piccoli diorami, spazi che contengono grandi mondi, con poche cose e poche parole ci regala tanto significato. Sono come piccole macchine che generano stupore. Le cose piccole ci dimostrano che alla fantasia non serve tanto spazio, sono un modo di ricordarci quanto l’uomo in realtà sia microscopico e irrilevante nel cosmo, malgrado le dimensioni del proprio ego. La poesia, il gioco e l’umorismo cancellano l’ego.

Marcello Carrà per capire meglio la complessa realtà si affida ad una bambina capace di essere totalmente convincente e in grado di aprire gli occhi e la mente dei “grandi”, svegliandoli da un torpore generato in virtù delle tante opinioni acquisite nel corso degli anni, spesso infarcite di inesattezze e maldicenze storiche.
Stefano Scheda affida ad un infante la critica di una sua opera intensa e politica nata dal drammatico sisma che sette anni fa colpì l’Emilia. Quello che era opera codificata è diventato set estemporaneo per il bambino, esploratore inatteso, che la rimette in gioco decontestualizzandola ulteriormente, pur rimanendo sospeso tra spinta epistemofilica e attaccamento al familiare. Il bambino nell’incanto sovverte con facilità lo sguardo sclerotizzato, razionale, consapevole e condizionato dell’adulto.

Roberta Pedrazzani finalmente ci porge la magia, l’oggetto incantato che ci dona il potere. Idee ed emozioni che diventano materia, colori intensi, colori trasparenti, opachi o sfumati. Anelli, simboli, frutti di fantasie, di umori e di amori. Biancaneve scandalosamente bella, Cappuccetto rosso, lupi e nonnette da portare al dito in giro per il mondo.
Perchè ci piace tanto giocare su morbidi materassi anche oltre la mezzanotte.
E non sono bugie.

P.S. Il Calameonte è più creativo del camaleonte e molto più colorato.

Studio Legale Evolve - strada maggiore, 10 - 40125 Bologna
Inaugurazione: mercoledì 30 gennaio dalle ore 18:30
giovedì e venerdì dalle 17.30 alle 18.30
Apertura straordinaria: sabato 2 febbraio dalle ore 18:00 in occasione della Art City White Night

Sabato, 26 Gennaio 2019 17:19

Silvia Bigi

Silvia Bigi nasce a Ravenna nel 1985. Si laurea al DAMS di Bologna, consegue un Master presso il Centro Sperimentale di Fotografia Adams di Roma, e prosegue con un corso all'International Center of Photography di New York. La memoria di eventi traumatici, l'identità di genere e l'impatto che le strutture famigliari e le tradizioni culturali hanno sull'individuo sono alcuni dei temi interrogati nelle sue opere. Il suo lavoro è stato esposto in mostre collettive e personali, in Italia e all'estero. Nel 2017 è selezionata per una residenza d'artista presso Bòlit, Centro di Arte Contemporanea della Catalunya e per la Chambre Blanche, Quèbec. Nel 2018 è finalista dei premi Combat e Francesco Fabbri, vincitrice del Premio Nocivelli ed è tra le dieci artiste selezionate per il Festival Internazionale Organ Vida. Il suo lavoro è stato incluso nella mostra Engaged, Active, Aware vincitrice del Lucie Award nella categoria 'Best Exhibition', ed è selezionato da Diane Dufour e Mike Trow per Der Greif e World Photography Organisation.

Lunedì, 21 Gennaio 2019 10:40

Francesco Pozzato

Invenzione, dal latino “inventus/invenire”, significa in origine “ciò che si trova, che si scopre”. Etimologicamente la dimensione creativa del termine rinvia non tanto a una invenzione come la si intende oggi, quanto ad una scoperta: tutto esiste già, basta solo ritrovarlo.
I lavori di Pozzato si sviluppano inventando/ritrovando un passato remoto, partendo dal mondo antico, in equilibrio tra archeologia e storia. Quest’attitudine retrospettiva interagisce poi con il presente, attraverso l’utilizzo di oggetti di uso quotidiano e dei più vari materiali metallici.
La ricostruzione, come atto pratico e storico, deriva quindi dal desiderio di ricollocare oggetti e concetti, già esistenti, in una sfera più contemporanea.

Lunedì, 21 Gennaio 2019 10:12

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Ho interesse nella Fotografia e la utilizzo.
Ho interesse nel produrre libri fotografici.
Le immagini sono il mio mezzo per esprimere la ricerca dei miei progetti, e non solo. Concentro i mieisforzi e le mie riflessioni sulla fotografia di paesaggio, ma per me il territorio non ha dei limiti così definiti.
Nella mia visione il paesaggio è contenuto in una serie di differenti, ed alle volte apparentemente lontane,situazioni.
Come definire uno spazio? Come definire un area?
La fotografia classica di paesaggio, soprattutto in Italia, possiede un grande e fondamentale valore già consolidato in modo molto preciso, ma oggi, rispetto a chi ci ha preceduto, è necessario trovare una nuova forma nel suo utilizzo, al fine di portare avanguardia e sperimentazione e comprendere trasversalmente un sistema.
Gli studi di architettura, che ho intrapreso, mi hanno portato a concentrami in privilegiando la spazialità ed il paesaggio, ma con lo scorrere del tempo ho maturato interesse nell’agire non solamente in questi due campi per analizzare un’area territoriale. All'interno di corpi, animali, specie vegetali, eredità storiche e potrei andare oltre, ci sono meccanismi concepibili adatti alla comprensione del paesaggio di un luogo.
Ora è prevedibile dire che architetture, paesaggi e così via sono per me motivo di un fascino importante, ma devo precisare che non sono da considerarsi come contenuti assoluti, anzi.
Attravero l’intersezione di una moltitudine di livelli, da quello religioso a quello faunistico, dal culinario all’architettonico, dal vegetale al letterale, passando attraverso il sociale e cosi via, si può ottenere un comprensione completa di ciò che noi ancora chiamiamo territorio, in tutte le sue forme. Non sempre, tuttavia, questi diversi campi di discussione possono coesistere insieme. Ogni caso è specifico e ogni situazione deve essere studiata con un approccio calibrato per capire cosa è rilevante e cosa no, in modo tale da avere una narrazione visiva che prende vita lungo un fil rouge.
Spero che le righe precedenti possano fornire, dopo aver visto nei miei lavori, una possibile idea della comprensione del paesaggio che sperimento.

L'associazione no profit MLB (che ha come mission la diffusione dell'arte contemporanea in modo etico e consapevole, con un occhio privilegiato per le giovani generazioni), attiva tra Ferrara, Bologna, Venezia e la Sardegna, esporrà nei giorni di ArteFiera 2019 (31 gennaio - 3 febbraio 2019) in una spettacolare torre nel centro di Bologna, dove ognuno dei sette artisti invitati artista avrà a disposizione un piano di un particolarissimo grattacielo medievale trasformato in un rifugio romantico, la Torre Prendiparte. E’ una delle venti torri che rimangono dal periodo di massimo splendore della città, la seconda più alta di Bologna.

Uno spazio di grande suggestione che ha 900 anni, originariamente costruito come rifugio per la potente famiglia Prendiparte, poi seminario e nel Settecento prigione religiosa. Le opere degli artisti saranno allestite ad hoc armonizzandosi con gli spazi della torre, compreso l’accogliente salotto arredato in stile classico, la camera da letto soppalcata, la cucina, l'ex carcere in cui è ancora possibile vedere i graffiti lasciati dai prigionieri sugli antichi muri. Il titolo dell'esposizione è "de-sidera", dal latino "sete di le stelle": "desiderantes" sono tutti coloro che soffrono una mancanza o una nostalgia, quindi "siamo tutti noi per il buio che avvolge il nostro destino". Il titolo è ispirato a un trattato sull'astronomia scritto da un Giacomo Leopardi sedicenne, uno scrittore molto amato dalla curatrice Maria Livia Brunelli, che ha ideato il progetto grazie alla preziosa collaborazione di Carlo Sala e Sabrina Losenno.

Gli artisti hanno interpretato liberamente il tema con riferimenti alla spiritualità, all'ermetismo e all'esoterismo. I primi piani saranno dedicati alla fotografia d'arte con opere inedite e intimistiche di Anna Di Prospero, Silvia Camporesi e Jacopo Valentini, poi salendo si incontreranno i lavori concettuali di Maurizio Camerani, le installazioni dei giovanissimi Francesco Pozzato e Fabio Ranzolin, per arrivare infine a un'urna sospesa a un filo che sarà possibile contemplare per una meditazione solitaria: un'opera intensamente metafisica di Ketty Tagliatti.

L'evento è nato da una sinergia virtuosa tra il proprietario della torre, Matteo Giovanardi, e la MLB, associazione non profit con sede a Ferrara e Porto Cervo, da oltre dieci anni attiva a livello nazionale e internazionale per la promozione dei giovani artisti.

L’ingresso sarà riservato e a numero chiuso, con visite guidate gratuite ai sette piani espositivi della torre da venerdì 1 febbraio a domenica 3 febbraio dalle 10 alle 18 solo su prenotazione (per informazioni +39 3467953757; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), e verranno organizzati ogni sera aperitivi a tema ispirati alle opere esposte a cura di Silvia Brunelli (a invito), con possibilità di salire anche sulla terrazza panoramica che offre una vista mozzafiato sullo skyline storico di Bologna.

Mercoledì, 09 Gennaio 2019 20:12

Style Magazine, gennaio 2019

Mercoledì, 09 Gennaio 2019 20:09

Il Resto del Carlino, 9 gennaio 2019

Martedì, 08 Gennaio 2019 17:25

Fabio Ranzolin

Fabio Ranzolin (1993) nasce e lavora a Vicenza.
Nel 2016 si laurea in Arti Visive e dello Spettacolo all'Accademia di Belle Arti di Venezia, successivamente frequenta il masterclass tenuto da Alberto Garutti allo IUAV di Venezia (2016). Nella sua formazione ha lavorato con i ZimmerFrei, l'associazione ON di Martina Angelotti, Marcello Maloberti e la Fondazione Furla, Loris Greaud per la mostra Prima Materia a Punta Della Dogana a Venezia, Thomas Hirschhorn e Maria Eichhorn per la Biennale d'Arte di Venezia e Michelangelo Pistoletto.
Il soggetto principale è la specie umana e la sua identità culturale nel tempo, la quale corporeità è indagata come un problema irrisolto. L'intento non è quello di creare qualcosa di nuovo, ma di recuperare e raggruppare i simboli e i significati delle cose che ci circondano e che la società contemporanea (per lo più occidentale) reputa importanti. Grande assente è il corpo, dal contenuto sessuale strumentalizzato da Ranzolin, il quale ne evoca spesso l'indole performativa usa e getta in cui lo spettatore è costretto a identificarsi. L'artista sottolinea la criticità delle nostre identità come oggetti del Capitale ed è per questo che l'utilizzo di citazioni, storie e utensili si veste sempre più spesso di potenziale politico, creando così un nuovo approccio per narrare storie LGBTQIA+.

Giovedì, 18 Ottobre 2018 19:26

Il Resto del Carlino, 18 ottobre 2018

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